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  • Andrea Albertoni

Non svegliAteci!


Vicenza 48 valide e 277 di media battuta, Pesaro 31 valide e 190 di media battuta: come abbiamo potuto vincere la sere di finale 3 a 2 con questa schiacciante superiorità vicentina in attacco? Se ciò non basta i punti guadagnati sui lanciatori recitano 2,05 per Vicenza e 5,56 per Pesaro. E allora? Certamente bisogna guardare altri numeri perché il meraviglioso gioco del baseball è un insieme intrigante di tanti fattori. Inizialmente i punti segnati che curiosamente sono 29 ciascuno, poi la percentuale difensiva dal campo di 971 per Pesaro e 922 per Vicenza, gli errori commessi 6 di Pesaro e 16 di Vicenza, la pazienza nel box di battuta che ha fruttato 35 basi ball per Pesaro contro le 17 concesse agli avversari, tanto che la percentuale di arrivi in base è quasi uguale 357 per Vicenza e 350 per Pesaro. Soprattutto è la forza mentale di una squadra che, tornata da Vicenza con il punteggio di 1 a 1 con due gare decise da un punto di differenza, veniva travolta dalla forza dell’attacco vicentino nella 3° partita; ma, una volta con le spalle al muro, sapeva tener duro, aggrappandosi ad uno dei più solidi lanciatori dell’intero campionato di serie B e pareggiava la serie grazie anche all’apporto del numeroso pubblico presente. L’ultima partita fa storia a sé: ormai a corto di lanciatori l’impresa sembrava disperata anche perché Vicenza schierava il proprio miglior lanciatore e si confidava nel rinvio per pioggia. La partita inizia e il nostro primo lanciatore contribuisce a fare le prime 4 eliminazioni poi Giove Pluvio, che forse ci aveva penalizzato a Vicenza annullandoci un fuoricampo da 3 punti, fa sospendere la partita a inizio 2 inning per 2 ore. Al rientro in campo a sorpresa schieriamo il lanciatore che solo 18 ore prima aveva chiuso l’intera partita con circa 120 lanci effettuati, un azzardo… Ma chiude l’inning senza danni. Il loro lanciatore, invece, soffre la pausa forzata, non è subito brillante e si riesce ad approfittare di ciò segnando 5 punti, 3 dei quali con un doppio a basi piene dello stesso battitore a cui era stato cancellato il fuoricampo da 3 punti di Vicenza… Sarà un caso? In vantaggio per 5 a 0 al inning, l’atmosfera al campo diventa magica, tutto il pubblico presente segue la partita come in trance, stupendosi ogni volta al rientro in campo dei nostri in difesa che il nostro lanciatore ancora regga. Inning dopo inning la fiducia cresce, il vedere l’energia e le facce dei nostri ragazzi quando rientrano nel dugout dopo la 3° eliminazione difensiva dà la certezza al pubblico che questa squadra sta gettando il cuore oltre qualsiasi ostacolo e dà la magica sensazione che questa partita non si può perdere. Un altro punto al , un doppio gioco difensivo all’ condito da un altro punto nello stesso inning senza subirne alcuno ci danno la vittoria per 7 a 0 con il nostro stoico lanciatore che tra le due partite giocate in 24 ore scarse ha effettuato abbondantemente più di 200 lanci.

E’ festa grande una vittoria di squadra contro una squadra che si è dimostrata all’altezza, che ha giocato tutte le sue carte per vincere e ha accettato sportivamente il verdetto del campo, perché il bello di questo sport è la sportività che si respira dentro e fuori il diamante. Nello sport e nel baseball in particolare e soprattutto dopo una serie di 5 partite vince la squadra più forte, quella che riesce a dare quel qualcosa in più. Nella partita ha fatto la differenza la determinazione, la voglia di vincere e la sensazione da spettatore era che ogni giocatore fosse concentrato al massimo su quello che doveva fare sia in attacco sia in difesa.

The last but not the least” per tutto il campionato e in queste partite di play-off ha inciso anche Norbi perché la squadra ha giocato con un uomo in più e immaginate quanti santi e madonne avrà scomodato in queste 5 partite, ma alla fine avrà esultato con al fianco Maria che da lassù avrà scattato centinaia di foto.

Volutamente in questo resoconto da spettatore non è stato citato alcun giocatore per nome perché si è vinto grazie a quel magico spirito di squadra che si è creato in questi ultimi due anni ed ognuno ha fatto il suo, dando il proprio apporto al massimo delle proprie possibilità in allenamento e in partita.

Scusate per la lunghezza del resoconto ma le emozioni che frullano nella testa e nel cuore sono tante.

Grazie a tutti voi per averci fatto vivere un sogno dal quale ancora fatichiamo a svegliArci.

Andrea Albertoni

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